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L'APPARIZIONE DELLA MADONNA ALLA COSTA A CAVENAGO
(18 LUGLIO 1662)

Uno dei Santuari più venerati nella Diocesi di Lodi è certamente quello della Madonna della Costa. Sorge a circa un chilometro dal centro dell' abitato di Cavenago d'Adda. Eretto sull'alto del terrazzo del fiume, domina la pianura sottostante: di là lo sguardo spazia per lungo tratto, in magnifica visione. Solitario e silenzioso, concilia il raccoglimento e la preghiera. 

Ormai da secoli turbe di fedeli ne varcano la soglia, animati dalla più grande fiducia nella Gran Madre di Dio, e ne partono con il cuore pieno di dolcezza e di conforto, e col desiderio di una vita più buona.
“O Madonna della Costa, aiutami!” è l'invocazione più frequente degli abitanti della Parrocchia: di essi non c'è neppur uno che possa dire di non aver ricevuto da Lei una grazia.
La storia del Santuario si perde nei secoli.

Quantunque sembri a molti che la devozione verso la Madonna della Costa ed il Santuario abbia origine dall'Apparizione di Maria S.S., avvenuta nel 1662, si può essere certi, invece, che ben prima alla Costa esisteva una chiesetta dedicata alla Vergine Annunziata, come lo dimostra ancora oggi l'affresco nel “catino” dell'abside del Santuario e la grande festa del 25 marzo e la “Fiera del Fiore”, certamente una delle feste più sentite del Santuario, la quale vede una grande massa di gente accorrere ai piedi della Madonna.
Ciò possiamo affermarlo, anche dopo un diligente esame di alcuni documenti antichi, esistenti nell' archivio parrocchiale. 


Prima dell' Apparizione

L' alto terrazzo di Cavenago si stende a forma di semicerchio, terminante in due promontori, che secoli fa si spingevano nelle acque dell' Adda. Molto anticamente, sul promontorio più importante, che dominava il territorio straniero oltre il fiume, fu costruito il castello, e poi la prima chiesa ad onore di San Pietro Apostolo (la chiesa parrocchiale del paese). Sull' altro una chiesa ad onore della Madonna, forse perchè la S.S. Vergine proteggesse i naviganti ed i pescatori, o forse in riconoscenza per un pericolo scampato. Per un lungo tratto, dalle acque dell' Adda, questa chiesa doveva essere una grata visione ed un invito ad invocare la Madonna.

Era certamente una chiesetta ben piccola; ma per le grazie che da essa la Madonna concesse, fu subito frequentemente visitata da gran numero di fedeli, accorsi dai paesi vicini.

Segno della devozione e della riconoscenza verso la Madonna fu la donazione di appezzamenti di terreno per il decoro della chiesa ed il mantenimento del sacerdote cappellano che vi abitava. Nei documenti si parla di Valletta, campicello che si estende dall' alto al basso, sul fianco del Santuario, proprio conforme ad una piccola valle; dell' orto, terreno che circondava la chiesetta, e di alcuni altri appezzamenti, chiamati (come oggi ancora) campi di Santa Maria.

I documenti che parlano di queste terre, e che quindi provano l' antichità della chiesa, portano la data degli anni 1339 – 1575 – 1618 – 1620 – 1644.  Dalla prima data si vede come il Santuario esisteva almeno quattrocento anni prima dell' Apparizione.

Il 15 luglio 1581 il Vicario del Vescovo di Lodi Ludovico Taverna concedeva il permesso ai deputati della Costa di raccogliere le offerte alle porte delle chiese di Lodi. Ci sembra strano questo permesso, dato che la Costa aveva beni propri, ma bisognerebbe sapere le ragioni, che invece ci sono ignote.

Circa il 1615, il Sommo Pontefice Paolo V concesse un' indulgenza a tutti i devoti che si portassero a visitare il Santuario. Da ciò si comprende l' importanza che fin d' allora aveva.

E finalmente, due scritti del parroco di Cavenago, Bassano Sarina, ci danno notizie di due furti operati alla Costa il 13 febbraio 1650 ed il 27 marzo 1652. Egli, accompagnato dal cappellano della chiesetta Don Giovanni Battista Donati, fece un sopraluogo e verificò tutti gli oggetti sottratti: tra l' altro, anelli, braccialetti e collane d' oro e di perle, che erano alle dita, al braccio ed al collo della Madonna. Questo ci fa pensare che, prima dell' Apparizione, alla Costa si venerava una statua della Beata Vergine, e non un' immagine dipinta.  


L' Apparizione

Trascriviamo la memoria lasciata nell' archivio dal Prevosto Molteni (1871).

Non si può sapere da quali documenti egli l'abbia ricavata. Forse dalla tradizione popolare: anche dopo duecento anni era ancor vivo il ricordo di un' avvenimento così importante, come un' apparizione della Madonna.

Correva l' anno di grazia 1662, era il giorno 18 del mese di luglio. Nelle ore pomeridiane, una giovinetta di circa tredici anni, appartenente ad una povera famiglia di onesti lavoratori, sorda e muta dalla nascita e rattrappita nel braccio sinistro, conduceva al pascolo alcune oche, che dovevano formare l' unica ed ambita riserva della famiglia durante l' inverno.

Questa giovinetta, della quale non fu tramandato il nome – la tradizione popolare vuole che si chiamasse Angela – godeva di condurre le sue bestiole nella parte bassa del suolo di Cavenago, e precisamente lungo la costiera sulla quale era il Santuario, inoltrandosi lungo un viottolo, che si discosta dalla costiera di alcuni campi, fino al luogo ove dinanzi a un piccolo ruscello sorgeva un muro sul quale stava dipinta l' Immagine, che rese poi distinto e venerato il Santuario.

Arrivata colà, fece sosta, e trastullandosi innocentemente da sola, come comportava la sua età e l' infelice sua condizione, d' un tratto vide al di là del ruscello e vicino al muro ove era dipinta la Madre del Signore, una Donna signorilmente vestita, in atteggiamento benevolo.

Questa Signora, chè tale la riteneva la giovinetta, rivolse la parola alla sordomuta e, come ricorda la tradizione, tali sarebbero le parole dette:

“Vieni in questo luogo dove mi trovo io.”

La sordomuta che in quell' istante aveva acquistato l' udito e la parola, rispose:

“Ma, Signora, come posso venire dove siete voi, se c'è in mezzo questo fossetto?”

E la Signora replicò:

“Bene, dammi il tuo braccio e ti trasporterò io stessa.”

Allora la giovinetta, obbediente, stese il braccio destro, quello sano.

“No – disse la Signora – dammi l' altro.”

E la giovinetta:

“Ma non vedete che questo è paralizzato e rattrappito?”

“Non importa: stendilo e ti trasporterò ugualmente”

Obbedì la giovinetta e d' un tratto si sentì presa per il braccio, e si trovò vicino alla Signora. Come questa l' ebbe lasciata a sé, con sua meraviglia e sorpresa trovò di aver acquistato non solo l' agilità del braccio, ma altresì che esso era totalmente guarito ed in conformità all' altro, come se mai fosse stato infermo.

L' ignota Signora, in dolce conversazione con la giovinetta, le disse:

“Senti, ascolta le mie parole, custodiscile ben bene  ed esegui quanto sto per dirti. 
Ti porterai dal tuo arciprete (viveva allora l' arciprete Bassano Sarina) e gli dirai che levi quest' immagine dipinta sul muro e la trasporti su quell' altura (indicandole il luogo del Santuario) e là ben custodita eriga una casa di preghiera, dove, da questo giorno in avanti quelli che chiederanno grazie per l' intercessione della Madre di Dio saranno esauditi.”

Dopo tali parole, la Signora scomparve dagli occhi della giovinetta, ma questa vide all' istante che dove Ella teneva i piedi, quando le parlava, era nata una piccola fontana.

A conferma di questa Apparizione, o meglio della tradizione tramandata, si è scoperta sotto il muro dove è dipinta la Madonna, il 18 luglio 1877, giorno in cui l' immagine fu collocata sul nuovo altare, una pietra che reca scolpito un grappolo d' uva e la data 18 luglio 1662. Tale pietra si può vedere ancora oggi nel coro del Santuario, murata dietro l' immagine della Madonna.

La giovinetta, che si trovò l' anima piena di santa e celestiale consolazione, condusse tosto  a casa le proprie bestiole, e senza frapporre indugio, né parlare con nessuno, di filato fu dal parroco Sarina.

Quale non fu la sorpresa, la meraviglia di quell' uomo di Dio, quando si vide dinanzi la giovinetta, che conosceva per sordomuta, parlargli con franchezza e assennatezza!

Questa si limitò a dirgli quanto le aveva comandato la Signora, che ella chiamava la Madre del Signore, ed insistette fino a quando il parroco le promise che nella domenica seguente avrebbe effettuato il voluto trasporto dell' Immagine.

L' arciprete non poteva mettere in dubbio che fosse veramente la Madre di Dio quella Signora apparsa alla giovinetta, poiché lo attestava la improvvisa guarigione della fanciulla.  


Dopo l' Apparizione

La notizia dell' Apparizione e della guarigione si sparse in un baleno nel paese; nessuno mise in dubbio il fatto dal momento che tutta la popolazione vide e potè parlare con la giovinetta, da tutti conosciuta prima nella sua infermità.

La domenica seguente, al mattino, il parroco annunciò al popolo che intendeva quel giorno stesso eseguire il trasporto dell' Immagine della Madonna al luogo indicato da Lei stessa alla giovinetta, dove esisteva già un oratorio dedicato alla S.S. Annunziata.

Nelle ore vespertine si effettuò dunque il trasporto, e poi si iniziò subito la costruzione di una chiesa un po' più grande, che potesse contenere i devoti che vi accorrevano da ogni parte.

Nell' archivio parrocchiale esiste il disegno di quell' antica chiesa, demolita nel 1867, per la costruzione dell' attuale.

La venerata immagine della Madonna è un dipinto di valore, eseguito da un discepolo del celebre pittore Bernardo Luini tra il 1400 ed il 1500.   


La costruzione del nuovo Santuario

Appena venuto in parrocchia, il prevosto Don Angelo Molteni pensò all' edificazione di un nuovo Santuario, essendo il vecchio divenuto ormai troppo piccolo e per di più pericolante.

Con l' intervento del Vescovo di Lodi Mons. Gelmini e di quello di Crema Mons. Sabbia, furono poste le prime due pietre, l' anno 1872, pur lasciando in piedi la vecchia chiesa. Ma per la scarsità  di mezzi, i lavori incominciarono subito.

Nel 1876 il pericolo di un completo rovinarsi dell' antico edificio era grave, per cui dal Vescovo fu ordinata la sua chiusura.

Nel 1877 si celebrava in tutto il mondo, con solenni festeggiamenti, il Giubileo Episcopale di Sua Santità Pio IX, ed il prevosto Molteni, non badando a sacrifici e pagando del proprio in gran parte, volle costruire il Santuario, che restasse a perpetuo ricordo del fausto avvenimento.

Il 5 maggio si iniziò la demolizione del vecchio e subito la costruzione del nuovo edificio.

Tutti gli abitanti di Cavenago corrisposero generosamente, in quello che potevano, data la tristezza dei tempi; la Divina Provvidenza venne in aiuto, per modo che in meno di tre mesi il nuovo potè dirsi edificato. Si pensò subito alla sua decorazione, che fu eseguita con stucchi, affreschi e dorature.

Giusto un anno dopo l' inizio dei lavori, il 5 maggio 1878, il Santuario fu consacrato da S. Ecc. Mons. Bersani, Vescovo Ausiliare di Lodi.

I festeggiamenti per l' inaugurazione durarono otto giorni, con l' intervento di altri Vescovi.

Il Santuario fu dedicato alla Madonna S.S. Annunziata ed ai Santi Rocco e Sebastiano.

Il Sommo Pontefice Pio IX, come è ricordato nella lapide posta in occasione dell' inaugurazione (la quale oggi si può vedere sotto il porticato del Santuario), regalò un Calice dorato, che ancora oggi si conserva.

Nel 1886 furono poste sul campanile quattro campane, sostituite nel 1903 dalle tre attuali più grosse e più armoniose 


Le ultime opere

La strada di accesso al Santuario era assai malcomoda, e la chiesa, fabbricata sul ciglio del terrazzo, poteva essere messa in serio pericolo, per il continuo disgregarsi del terreno  sottostante. Già se ne avevano prove da alcune screpolature comparse sull' alto dell' edificio.

Queste ragioni indussero il prevosto Don Antonio Novati alla costruzione di un' ampia scalinata e di grandi terrapieni, che circondassero la chiesa e ne rendessero sicura la stabilità.

La popolazione corrispose di nuovo con larghe offerte, ed il capomastro Gaetano Corrù, coi figli, assunse l' impresa con grande generosità e disinteresse.

In poco tempo, nel 1931 – 1932, non solo furono costruiti i terrapieni e la scalinata, ma anche un elegante porticato attorno al tempio, che ne costituisce un grazioso ornamento, mentre torna a comodità per i pellegrini.

L' ultima opera realizzata al tempo del prevosto Novati fu la cappellina, costruita sul luogo dell' Apparizione, dono del suddetto Gaetano Corrù.

Il Santuario poteva dirsi completo, bello e degno della Madre di Dio, per quanto è nella possibilità di una popolazione non numerosa e non ricca.

Ma avvicinandosi il 1962, terzo centenario dell' Apparizione, i lavori ripresero come spontaneo tributo d' amore alla Vergine. Il Santuario fu ridipinto dal Cav. Minestra e uno speciale Anno Mariano fu indetto in tutta la parrocchia dal Prevosto Mons. Luigi Vaccari. Un comitato, presieduto dall' Em.mo Card. Efrem Forni e dal Sindaco Grassi, misero a punto il programma delle grandiose celebrazioni conclusive, nelle quali altri quattro Vescovi, con Mons. Benedetti Vescovo diocesano, fecero corona all' Em.mo Principe.

Il mattino del 2 settembre 1962, alla presenza di alte autorità e parlamentari, fu celebrato il pontificale dal Card. Forni. Al pomeriggio si effettuò il trasporto processionale della venerata immagine della Madonna dalla parrocchiale – dove era stata traslata per le solenni cerimonie, a seguito di una “peregrinatio Mariae” svoltasi con particolare fervore ogni sera nei cortili del paese – fino al Santuario. Troneggiante su un carro, trainato da quattro cavalli bianchi e scortato da cinque palafrenieri in costume, la venerata effige della Madonna attraversò il paese, affollatissimo di pellegrini, fino al piazzale antistante la facciata del Santuario. Qui, dopo il discorso di plauso del Vescovo di Lodi e la consacrazione della parrocchia alla Vergine, l' Em.mo Cardinale impartì la Benedizione Papale.

L' incremento della devozione mariana, portato dalle celebrazioni del centenario, spinse più decisamente gli abitanti di Cavenago nella via di ulteriori opere e abbellimenti.

Il 1965 vide l' assestamento della parte posteriore del Santuario. La balaustrata e il muro che cingevano il piazzale, crollati dietro la spinta del terreno, furono  ricostruiti a un livello meno ardito, ma secondo un progetto più statico ed efficiente. Nel 1970 poi il piazzale e i terrapieni vennero abbelliti con le piante e i fiori.