Santuario Madonna della Costa                                                   Cappellina dell'Apparizione


 

 

30 Marzo, Lunedì
Quinta settimana di quaresima
Si chinò (Gv 8,6) 

Tutta la compassione che Gesù prova quando si imbatte davanti ad un ammalato nel corpo, la prova quando si ritrova di fronte ad un ammalato nel cuore, ad un peccatore. Bellissima l’immagine di Gesù ammutolito di fronte alla donna peccatrice. Non si lascia ammutolire dal peccato dell’adultera, ma dall’amore e dalla compassione che prova per lei, non c’è bisogno di proferire chissà quali parole. L’amore sa tacere e comprendere. E sa anche scusare il tradimento. È l’esperienza che la donna adultera fa oggi. Si ritrova gettata per terra, perché spintonata malamente dai rigoristi morali. Ma non è sola, Gesù, anch’egli, per sua spontanea volontà si china e si mette allo stesso livello dell’adultera. Non la guarda dall’alto in basso. Come fanno gli scribi e i farisei. Il Maestro di Nazareth non mette ulteriormente in difficoltà quella donna, umiliandola ancora. L’amore sa chinarsi. Si china, senza dire nulla. Così facendo, aita l’adultera a non sentirsi sola e a prendere consapevolezza del suo limite, che quello che ha dato fino a quel momento non era amore, ma sfruttamento, desiderio disordinato. Vedendosi di fronte Gesù che si china, finalmente può comprendere che cosa sia l’amore. Non è un atto fisico, come non è soddisfazione degli istinti, ma è la capacità di mettersi allo stesso livello, volontà di comprendere, maturità per fare silenzio, volontà di perdonare. È tutto questo che permette alla’mante di percepirsi amata. Oggi Gesù si china dinanzi a te. Non ti guarda dall’alto in basso, non ti giudica, non ti condanna. Ti fa sentire amato e perdonato. E lo fa in silenzio, mettendosi di fronte a te. Fissalo negli occhi e lasciati amare da lui. E ti sentirai amato. 

PREGHIERA

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

(Salmo 22)

 

31 Marzo, Martedì
Quinta settimana di quaresima
Disse Gesù: “quando avrete  innalzato il Figlio dell’uomo,  allora conoscerete che Io  Sono” (Gv 8, 28)                      

Nel momento drammatico che precede quelli della crocefissione e morte di Gesù, lo stesso Maestro di Nazareth ci mette nelle condizioni di lasciarci ancora interrogare dall’eterno dilemma: chi sei? Dunque, chi è Gesù per me? Questa domanda, una domanda di fede che mai dobbiamo smettere di ripetere, fatta alla vigilia dell’evento culminante della storia divina, orienta la nostra attenzione al mistero della croce. Gesù, infatti, ci dice che quando lo avremo innalzato, cioè quando lui sarà appeso alla croce, allora comprenderemo chi è veramente, solo allora lo conosceremo e scopriremo la sua vera identità di figlio di Dio. L’evangelista non dice: quando sarà crocifisso, ma quando sarà innalzato. Il momento della crocefissione è il momento sublime della storia di Gesù, è l’atto di gloria più forte che poteva escogitare Dio. È il suo momento di gloria. Ciò che per il popolo poteva significare la croce, con la sua accezione fortemente e solamente negativa, ossia una condanna infame, per Dio è, invece, l’atto di amore più forte di sempre. Per conoscere Gesù, dobbiamo avvicinarci sempre più alla Croce: non c’è conoscenza del Figlio senza la Croce. La Croce ci educa ad alzare lo sguardo. Chi ha detto che la Croce fa abbassare lo sguardo, piegando l’uomo, rendendolo curvo? A l contrario, la Croce ci orienta a guardare sempre più in alto e, l’essere conficcati sulla croce, non è per noi cristiani un atto infame, ma la capacità di essere tirati verso la parte più superiore, la vetta della fede. La Croce ci educa a guadare la vita dalla parte di Dio, che sta sopra e non sotto. 

PREGHIERA

Ho detto: «Di me non godano, contro di me non si vantino quando il mio piede vacilla».
Poiché io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male, mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, Signore, mia salvezza.

(Salmo 37) 

 

1 Aprile, Mercoledì
Quinta settimana di quaresima
Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi  (Gv 8, 31-32) 

Continuando il discorso della Croce, oggi alla luce della Parola proposta, possiamo affermare che solo la Croce di Gesù ci rende liberi. La Croce ci mette a nudo, ci fa essere noi stessi, ci espone a presentarci così come siamo. Chi è crocifisso è se stesso. La Croce, dunque, ci rende liberi, ci rende noi stessi, ci educa alla verità e alla libertà. Sì, perché la Croce ti fa fare un salto di qualità, ti fa lasciare le cose della terra, e ti impone di alzare lo sguardo. Per questo, la Croce ci rende liberi e veri. Le cose della terra ci imprigionano, ci rendono schiavi, ci ingabbiamo. Ecco perché Gesù ci chiede di restare nella sua parola, cioè di accogliere la sua proposta e di fare del vangelo il nostro stile di vita. È il vangelo delle Croce, il vangelo dell’amore. Bisogna imparare a lasciarci inchiodare sula parola d’amore di Gesù. La nostra Croce è la parola del Signore e, la croce d Gesù, è la sua parola d’amore per ciascuno di noi. 

PREGHIERA

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,  guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia,
sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza.
Il Signore compie cose giuste,  difende i diritti di tutti gli oppressi.
(Salmo 102) 

Ore 20.45 nelle case CORONA PRAYER – Rosario insieme

 

2 Aprile, Giovedì
Quinta settimana di quaresima
Chi credi di essere?  (Gv 8,53) 

Il dibattito tra Gesù e i Giudei si fa sempre più aspro: ciò che ancora non va giù ai Giudei è la nuova visione del volto di Dio e del Messia; erano troppo imprigionati e irrigiditi nella loro “visione teologica”, per cui Dio è e resta l’Onnipotente, l’Assoluto, l’Intoccabile, l’Inguardabile, l’Impronunciabile. Gesù viene a rivelare il volto vero del Padre, che, per mezzo del Figlio, non è più Assoluto irraggiungibile, l’Onnipotente intoccabile, l’Eterno distante, il Nome (“Io Sono”) impronunciabile. Al contrario Dio desidera lasciarsi toccare dall’uomo, stabilire una relazione filiale, accorciare le distanze, rendere il suo nome pronunciabile, qualificandosi come Padre, lasciarsi raggiungere dai bisogni dell’umanità ferita. Dio è questo, continua a ripetere Gesù ai cuori induriti. In realtà, a quei Giudei stava bene pensare Dio come l’Assoluto irraggiungibile, non fosse altro che per tenerlo a debita distanza dai propri affari poco trasparenti, perché Dio non s’impicci nello loro cose troppo personali, sapendo che quando interviene scombina letteralmente i progetti umani. A quei Giudei piace cullarsi nell’inamovibilità della coscienza, mentre, a Dio piace la dinamica della mobilità, del movimento per poter andare incontro all’uomo e raggiungerlo. L’invito per noi oggi è lasciarsi raggiungere da questo Dio onnipotente, ma desideroso di condividere il nostro percorso esistenziale. Spesso, abbiamo la presunzione di avere fede, di viverla adeguatamente, ma senza lasciarci sconvolgere e coinvolgere dal progetto divino, che non scombina semplicemente i piani, ma li orienta sulle strade del bene. 

PREGHIERA

Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?

Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

(Salmo 26)

 

3 Aprile, Venerdì
Quinta settimana di quaresima
Raccolsero delle pietre per lapidare Gesù.    (Gv. 10,31) 

Il cerchio comincia seriamente a stringersi intorno alla figura di Gesù: si sta trovando ogni modo e mezzo per “farlo fuori”. I capi d’accusa rivolti verso lui non hanno un fondamento.
Come verso la donna adultera,quella che Gesù ha riabilitato con la misericordia di Dio, ora qui benpensanti dei Giudei, tengono tra le mani, strette in un pugno, le pietre da lanciare contro Gesù. Quelle pietre più che essere sassi raccolti da terra, sono macigni che appesantiscono il cuore dell’uomo. Sono macigni del pregiudizio, dell’incoerenza, dell’infedeltà, dell’ipocrisia, della diffidenza, dell’ingiustizia, dell’ottusità, del rigidismo morale. In realtà, quei Giudei sono l’icona dell’uomo religioso che vivono sotto il dominio tenebroso proprio del pregiudizio (per cui si fa fatica ad accettare la novità del Vangelo), dell’incoerenza (diciamo di avere fede, ma non viviamo secondo la sua proposta), dell’infedeltà (pur essendo cristiani, magari vivendo pure una vita impegnata nella comunità, facciamo ben altro), dell’ipocrisia (fingiamo di essere cristiani, perché nel cuore coltiviamo sentimenti cattivi verso gli altri), della diffidenza (siamo credenti, ma non abbiamo fiducia in Dio e nel prossimo), dell’ingiustizia (giusto verso se stessi, ma ingiusti verso gli altri), dell’ottusità (per cui facciamo fatica ad entrare nella logica paradossale del Vangelo), del rigidismo morale ( quando accusiamo il prossimo senza pietà e senza giudizio oggettivo).
Sono queste le pietre che teniamo spesso strette nel pugno della nostra coscienza, pronti a lanciarle verso gli altri e verso Dio stesso. Oggi siamo chiamati a gettare per terra queste pietre, a liberarci dal loro inutile peso, per recuperare la libertà di spirito, senza avere paura di gettare il nostro sguardo oltre quella visuale imposta dai paraocchi della nostra testardaggine. 

PREGHIERA

Mi circondavano flutti di morte,  mi travolgevano torrenti infernali;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi,  già mi stringevano agguati mortali.
Nell'angoscia invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce, a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido.

(Salmo 17)

Ore 20.45 nelle case CORONA PRAYER – Rosario insieme 

 

4 Aprile, Sabato
Quinta settimana di quaresima
Che cosa facciamo?  (Gv 11,47) 

“Che cosa facciamo?”, è la domanda di chi accusa Gesù. Questa domanda è indice dello “scombussolamento” che ha portato il Maestro di Nazareth nella coscienza personale, sociale e religiosa, per cui, pur di difendere i propri interessi (“Verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”), è bene farlo fuori, liberarci da ciò che mette in discussione tutto un determinato sistema omologato. In realtà, Gesù è venuto per scombussolare la nostra coscienza, spesso intiepidita.

Il cristiano è colui che non di da pace. Il non darsi pace in senso cristiano, non è sintomo di incostanza, quanto, al contrario, di dinamismo interiore, che genera una fede creativa, movimentata, protesa, sa guardare avanti, mettersi in discussione, lasciasi interrogare dalla vita propria e altrui, non resta indifferente dinanzi ai movimenti della stessa vita, sa accogliere ogni giorno la Parola del Signore, chiede continuamente di cambiare, fa entrare il suo messaggio, recepirlo in maniere sempre nuova e rinnovata.

La pace di Dio è una pace dinamica, che ti mette di fronte al cambiamento: non c’è fede senza cambiamento interiore, senza capacità propositiva del cammino, senza una revisione costante, se non quotidiana, del cammino che si sta facendo.

Ci avviciniamo all’evento più scombussolante della fede e della storia, quello della crocifissione di Gesù. Tra qualche ora entreremo nella Settimana Santa, quella cruciale, quella paradossale. Entriamo con questo spirito, non abbiamo paura di lasciarci scompigliare dalla logica eversiva della Croce, lasciamoci, invece, coinvolgere dal suo messaggio per farlo letteralmente nostro, senza che il tempio e la roccaforte della nostra coscienza vengano distrutte dal messaggio della Croce, del Crocifisso. 

PREGHIERA

Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.
Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce della mia supplica.
Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido e tu mi esaudirai.
Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla che uguagli le tue opere.      (Salmo 85)


 

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Messa in cappellina del 20 marzo 2020


 

23 Marzo, Lunedì
Quarta settimana di quaresima
“Va’, tuo figlio vive” Quell’uomo credette alla parola di Gesù e si mise in cammino (Gv 4,50) 

Fiducia. Possiamo individuare questa parola chiave per la meditazione odierna. La fede si fonda principalmente sulla fiducia, una fiducia che si esprime non certamente con la garanzia della presenza del Signore, ma sulla garanzia della sua parola. La parola del Signore è già presenza; se comprendessimo questo principio architettonico, la nostra fede si farebbe più matura. Quando Gesù rimanda indietro il funzionario, assicurandogli il suo “intervento”, quindi dandogli la parola che il figlio avrebbe riacquistato il dono della vita, quell’uomo non obietta, si rimette in cammino, fiducioso nella parola data da Gesù. Quel notabile del re, insieme a tutta la sua famiglia, non ha creduto per essere riuscito a portare personalmente Gesù a casa sua perché toccasse il figlio ormai moribondo, ma per la parola data. Gesù è uno di parola, ma è, soprattutto, la Parola. Ci facciamo caso, quando durante l’Eucaristia, il sacerdote ci presenta “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”? Come rispondiamo dall’assemblea? “O Signore, non son degno di partecipare alla tua mensa: ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato.” “Dì soltanto una parola”. È un immenso atto di fede che noi esprimiamo in quel momento. L’evangelista precisa che fiducioso della parola di Gesù, il funzionario si mise in cammino. La Parola non solo sostiene i nostri passi, ma li orienta nella giusta direzione, dà un nuovo impulso e una nuova forza al nostro peregrinare quotidiano, immette nella giusta corsia. Fidarci della parola di Dio, è questo l’esercizio che vorremo attivare oggi, per imparare a percepire una presenza, quella di Dio, non fatta di mille e assordanti parole, ma di una sola parola, ma un di una sola parola vitale, creativa. 

PREGHIERA

Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
a te la mia lode senza fine.
Sono parso a molti quasi un prodigio: eri tu il mio rifugio sicuro.
Della tua lode è piena la mia bocca, della tua gloria, tutto il giorno.

Salmo 70 

24 Marzo, Martedì
Quarta settimana di quaresima
Vuoi guarire? (Gv 5,6) 

Gesù è diretto al tempio di Gerusalemme ma qualcuno cattura la sua attenzione: è un povero paralitico che non ha nessuno che lo aiuti, che si prenda cura di lui, che gli mostri un po’ attenzione e gli trasmetta un po’ di calore affettivo. Quell’uomo è vittima dell’indifferenza, eppure, è alle porte del grande tempio di Gerusalemme, un luogo di preghiera, ma tutti son troppo impegnati e presi dalla preghiera e dall’importanza della festa, dimenticando il calore del cuore: entrano nel tempio con un cuore raffreddato. Il Maestro di Nazareth guarisce il paralitico dall’indifferenza della gente, dall’isolamento affettivo, dal perbenismo religioso. L’atteggiamento di Gesù oggi ci sprona ad una seria riflessione. Quante volte incontriamo qualcuno dietro la porta della nostre chiese, mentre con la mano tesa chiedono l’elemosina. Come ci comportiamo? Non ci chiedono soltanto qualche spicciolo di troppo che ingombrano le nostre tasche, ma ci chiedono di parlare, si aspettano con piacere un nostro saluto, magari si aspettano che chiediamo: “Come stai? Come ti chiami? Di cosa hai realmente bisogno? Da dove vieni?” il primo gesto d’amore è l’attenzione, il calore umano, la vicinanza, uno sguardo rassicurante, un saluto, una stretta di mano. Se i poveri stanno fuori la porta della chiesa, non devono restare fuori il portone del nostro cuore. 

PREGHIERA

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.

Salmo 33 

25 Marzo, Mercoledì
Quarta settimana di quaresima
Solennità dell’annunciazione del signore alla donna di Nazareth 
Rallegrati, piena di grazia:  il signore è con te(Lc 1,28) 

La fede di Maria è attiva, generativa, dialogante, fatto di discernimento alla luce di una Parola che cerca sempre più di interiorizzare. Maria genera Gesù perché ha fede: è la fede che fa generare il cristiano. La generazione di una nuova creatura avviene se c’è una relazione d’amore, un dialogo, un rapporto di intimità profonda. La fede è il frutto di un rapporto costante e dialogico con Dio. Ecco perché Maria dirà: “Avvenga di me secondo la tua parola”. Maria si ascia fecondare dalla profondità della Parola. La festa dell’Annunciazione si sposa perfettamente con il lungo tempo quaresimale. Infatti, la Quaresima ci abilita a riscoprire una preghiera che è frutto della Parola di Dio (“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”). Non si può pretendere di avere fede procurandosela da soli, ma soltanto attingendo dalla Parola di Dio, che orienta,illumina, guida, genera. Il cristiano deve ogni giorno attingere dalla Parola del Signore, ogni giorno deve trovare il tempo di riservare qualche minuto di dialogo con Dio, mettendosi in ascolto della Parola contenuta nella Sacra Scrittura. Solo se vivremo questo rapporto intimo di amore con la Parola, la nostra fede sarà robusta, costruttiva, generativa, fondata. Altrimenti, ad ogni piccola tempesta, vacilliamo come niente. 

Al mattino sarà portato per le vie del paese il quadro della Madonna della Costa

Alla sera il parroco celebrerà la Santa Messa alle 19 al Santuario con l’atto di affidamento alla Vergine 

26 Marzo, Giovedì
Quarta settimana di quaresima
Gesù disse ai Giudei: “se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che  dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera”   (Gv 5, 31-34) 

La testimonianza è la parola d’ordine per la riflessione di oggi. Non c’è fede senza testimonianza. Anzi, la testimonianza è la prova del nove della fede, perché la concretizza, la rende visibile, la traduce nella realtà della vita. La vita di Gesù è la testimonianza vera e concreta della presenza di Dio ma Gesù associa il termine “testimonianza” alla Scrittura, ovvero alla Parola. Dunque, la Parola di Dio, contenuta nelle Sacre Scritture, è la testimonianza concreta della sua presenza. Spesso noi pensiamo di dover cercare Dio in chissà quali prodigi artificiosi, senza accorgerci che è accanto a noi nella Parola. È necessario ricordare che dobbiamo imparare di più a familiarizzare con la Parola di Dio, che ci porta, gradualmente, a scoprire il vero volto di Dio. Familiarizzare con la Parola, vuol dire per noi, conoscere Dio, familiarizzare con Lui, stabilire, di volta in volta, di giorno in giorno, un contatto sempre più intimo con lui, percepirlo Padre. Dio non è nei miracoli, non è nelle visioni mistiche, non è nell’astrazione dei nostri concetti, ma è nella sua Parola. Non è mai abbastanza, allora, chiedersi quale tipo di rapporto abbiamo con la Parola: quante volte ci accostiamo alle Scritture? Quanto impegno ci mettiamo per approfondire la Parola di Dio? Quanto tempo dedichiamo ogni giorno all’ascolto orate della Parola? Che posto occupa nella vita di ciascuno di noi la Parola del Signore? 

PREGHIERA

Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Custodendo le tue parole.
Con tutto il cuore ti cerco: non farmi deviare dai tuoi precetti.
Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato.
Benedetto sei tu, Signore; mostrami il tuo volere.                            

Salmo 55 

27 Marzo, Venerdì
Quarta settimana di quaresima
Nessuno riuscì a mettergli  le mani su di lui (Gb 7, 30) 

Se oggi nessuno riesce a mettergli le mani addosso, perché sfugge, tra non molto assisteremo alla tragica scena dei soldati che lo arresteranno, lo spoglieranno e lo crocifiggeranno. Mettere le mani su Gesù, per catturarlo, farlo rientrare nei nostri schemi, tirarlo per la tunica, perché assecondi i nostri capricci, imprigionarlo nei nostri ragionamenti “terra terra”, incastrarlo nelle nostre logiche meschine e ambigue. Ma Gesù ci sfugge, non si lascia catturare dalle nostre logiche, non si fa prendere e trascinare dai nostri ragionamenti, non si immischia negli affari inutili e di complotto, non ci sta al gioco della complicità pur di stare dalla nostra parte. Ci sfugge. Lui si lascia prendere solo per amore. Gesù si immischia solo per amore e nella libertà. Per questo, si lascerà inchiodare sul legno della croce. Quando si consegnerà ai soldati lo farà di sua spontanea volontà, sapendo di dover raggiungere la vetta della croce per fare un “salto d’amore” e raggiungerci nella nostra debolezza. Solo allora si farà prendere. 

PREGHIERA

Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta;
porgi l'orecchio, ascolta la mia voce, mostrami i prodigi del tuo amore:
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.
Custodiscimi come pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali,
di fronte agli empi che mi opprimono, ai nemici che mi accerchiano.
Essi hanno chiuso il loro cuore, le loro bocche parlano con arroganza.

Salmo 16 

28 Marzo, Sabato
Quarta settimana di quaresima
Tra la gente nacque un dissenso Riguardo a Gesù (Gv 7, 43) 

Il dibattito si fa serio e coinvolgente: tutti parlano di Gesù, i notabili si radunano per capire come fare per fermarlo, la gente è divisa, c’è chi lo segue echi lo calunnia facendo la spia. Intorno alla persona di Gesù si crea un dissenso generale: ciò che Gesù dice non può essere accettato perché parla di un Dio troppo vicino all’uomo. Gesù si allontana, preferisce stare con i suoi discepoli in luoghi di pace e di silenzio. I ragionamenti dei Giudei non gli appartengono e, se proprio deve lasciarsi catturare, deve essere una sua scelta, perché il tutto non deve essere dettato dal bisogno di farlo fuori per le sue teorie su Dio, quanto di lasciarsi inchiodare sulla croce per un bisogno d’amore. Questo atteggiamento di mitezza e di libertà interiore, ci fa venire in mente la testimonianza di tanti missionari martiri: questi uomini e donne che hanno donato la vita per il Vangelo, seguendo le orme della mitezza e della oblatività espressa da Gesù. Charles de Foucauld, Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Oscar Arnulfo Romero, Michal Tomaszek, Zbigniew Strzalkowski, Pino Puglisi, Peppe Diana, Andrea Santoro, Helena Kmie, suor Leonella Sgorbati…soltanto per fare dei nomi tra i più contemporanei. “Non esiste l’amore a puntate, l’amore a porzioni. L’amore è totale e quando si ama, si ama fino all’estremo”, ripete Papa Francesco. Gesù ci insegna l’arte della mitezza: solo la mitezza conduce a saper donare la propria vita per lui, per la causa del Vangelo, di un Vangelo che parla di un Dio che è Padre, di un Padre che ama, di un amore che non conosce confini umani, di un’umanità redenta. Avere il coraggio di essere cristiani, di proclamare la paternità dell’Onnipotente, senza la paura di essere incompresi. Se la nostra testimonianza di fede è vera e audace, anche a costo del “martirio bianco”, quello quotidiano, noi stiamo soltanto amando, stiamo donando tutta la nostra vita. Non può esistere una fede senza vita donata. Come hanno saputo fare i tanti martiri. 

PREGHIERA 

ALLA MADONNA DELLA COSTA 

O Madre di Gesù e Madre nostra, Maria,
Tu hai scelto anche la terra di Cavenago
per manifestare
– col prodigio in favore di un’umile fanciulla e  con i doni celesti elargiti lungo i secoli –
la tua premurosa tenerezza
verso le sofferenze umane.
Con il tuo dolce sguardo,
dalla cara immagine,
incoraggi chi t’invoca:
ti prego, ottienimi anzitutto un fervido amore
per il tuo Figlio divino
e costante volontà di vivere
secondo il suo Vangelo;
poi impetrami la grazia che ora fiducioso ti domando… 

(si affida alla Vergine la grazia che sta’ a cuore)


 

Cliccare sul seguente link per visualizzare la Benedizione Eucaristica in Piazza della Chiesa parrocchiale che il Parroco Don Roberto Arcari ha compiuto per le parrocchie di Cavenago d'Adda e Caviaga.

Benedizione Eucaristica Don Roberto


 

Cliccare sul seguente link per visualizzare la Benedizione Eucaristica al Santuario della Madonna della Costa che il Parroco Don Roberto Arcari ha compiuto per le parrocchie di Cavenago d'Adda e Caviaga.

Benedizione Eucaristica Don Roberto